Rivincita del gianduja: la nocciola Relanghe sposa il cioccolato di Gabriele Maiolani

Due versioni per il gianduiotto che celebra la tradizione torinese


Chiamatela sfortuna, ma solo per tagliare corto. Fatto sta che il primo cioccolatino incartato al mondo, il gianduiotto, ha una storia amara. Parla torinese dal 1806, ma non ha una Dop. Nessuno, tra i big del dolciario piemontese, s’è mai sognato di valorizzare a dovere il cioccolato gianduja. Relanghe lancia così la rivincita. Mettendo a disposizione del maître chocolatier Gabriele Maiolani la propria Nocciola Tonda Trilobata Igp.

“Artigianalità” e “manualità” le parole d’ordine del progetto presentato ieri dalla famiglia Ceretto, tra lo stabilimento di Relanghe, a Castellinaldo d’Alba, e la “Casa dell’artista” di Alba (CN), il loft realizzato recuperando un antico casolare per ospitare “geni” di caratura internazionale, tra i vigneti della Tenuta Monsordo Bernardina.

Tutto inizia con vero e proprio colpo di karma. Il primo ed unico, nella storia sfortunata del gianduiotto. Nel 1993, assieme ad alcuni vigneti, Bruno e Marcello Ceretto acquisiscono 10 ettari di noccioleti.

Nasce così Relanghe, ormai affermato “laboratorio” artigianale per la lavorazione della pregiata “Nocciola Piemonte”. Il tutto nell’ex stabilimento del “Blangé“, nota etichetta di vino bianco da uve Arneis targato “Ceretto”.

Alla produzione di torrone, la bottega dolciaria Relanghe – nome scelto in tributo a una collina – affianca presto quella dell’olio di nocciola, in quantità risicatissime (tra i 200 e i 300 litri l’anno) in parte destinate al “Piazza Duomo” di Enrico Crippa.

L’approdo nel mondo del cioccolato sembra quasi scontato. “Abbiamo applicato la nostra esperienza di vignaioli alla lavorazione delle nocciole – spiega Roberta Ceretto, figlia di Bruno – infatti tutte le nocciole Igp che lavoriamo a Relanghe arrivano dagli 80 ettari di proprietà della famiglia e da altri conferitori tra Langhe e Roero”.

Tutte cresciute in Piemonte, tutte della varietà Tonda Gentile, tutte certificate bio. “La gianduja è realizzata con l’intenzione di avere un prodotto composto al 100% da nocciole Igp, sapientemente lavorate e calibrate per sprigionare un sapore inimitabile, una volta combinate con il cacao”, spiega ancora Roberta Ceretto.

Volevamo creare un gianduiotto straordinario risultato del matrimonio tra il miglior cioccolato e la migliore nocciola. Per questo ci siamo rivolti a un professionista assoluto come il maître chocolatier torinese Gabriele Maiolani, noto per le sue creazioni da bottega Odilla Chocolat, a Torino”.

ORO E BLU: “CON” E “SENZA LATTE”
È così che i frutti di Relanghe, raccolti tra Alba, Albaretto Torre, Sinio e Somano, si combinano con il cioccolato mono origine (Ecuador) di Maiolani. Un gianduiotto “da disciplinare originale“, prodotto proprio nel laboratorio privato del maître chocolatier torinese. Originale persino nella forma, ottenuta a mano e non grazie a degli stampi.

“Abbiamo recuperato e modificato un macchinario originale del 1919 – spiega il maître chocolatier Maiolani – installandoci un motore, una cinghia e un volano. Anche per questo la grammatura del nostro gianduiotto è particolare: 7 grammi, al posto dei 10 di quelli industriali, poi ridotti a 5, già da 20 anni”.

Il gianduja Relanghe, inoltre, è l’unico sul mercato ad avere la nocciola come primo ingrediente in etichetta, al posto dello zucchero. Due anni di lavoro per trovare la giusta “quadra”, in due versioni.

L’incarto oro-rosa indica il gianduiotto dal gusto più “comune”. Quello blu, omaggio a Torino, è il vero tributo alla tradizione: “senza latte”, esalta texture e intensità del cacao mono origine. Presto in commercio, annuncia la famiglia Ceretto, nelle migliori enoteche e drogherie nazionali.

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